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La bellezza del mondo

La bellezza è il nome di qualcosa che non esiste,
che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno.

— Fernando Pessoa

 

 

Core business: l’imperfezione. Quante volte capita? Per quanto mi riguarda è inedito e incredibilmente affascinante. Parliamo di Babaco Market, servizio di delivery di frutta e verdura in abbonamento, i cui prodotti sono quelli che la grande distribuzione ha scartato per difetti estetici.

 

Incontro il brand nella metropolitana di Torino, dove la pubblicità non potrebbe risultare più accattivante: “La bellezza del mondo sta nelle imperfezioni” dice lo slogan, proponendo immagini di frutta e verdura in salsa freaks (per rimanere in linea col gergo cinematografico).

 

Un copy particolarmente alto e gentile, di rara sensibilità, che difficilmente potrebbe non puntare dritto al cuore. E l’effetto empatico è particolarmente efficace, facendo leva su un genuino e simpatico senso di colpa; lo stesso che proveremmo al canile, portandoci a casa il bastardino più acciaccato proprio per quegli occhi tristi e quel suo aspetto abbacchiato.

Babaco, frutta brutta ma buona

Perché se c’è una cosa che ci hanno insegnato le nonne è proprio questa: non deve mica essere bello, dev’essere buono! E il solo fatto che sia stato scartato dalla GDO sa di genuino e autentico.

 

Da Babaco spiegano a Sky tg24 che “il 14% del raccolto mondiale di frutta e verdura si perde ancora prima di raggiungere il mercato perché non conforme agli standard estetici dei canali di distribuzione o perché subisce danni durante il tragitto tra il campo e la vendita” ed è per questo che solo nel 2020 Babaco Market ha recuperato oltre 40 tonnellate di frutta “brutta ma buona”.

 

L’abbonamento poi consiste in una box a sorpresa, ovvero basata su stagionalità e margine di recupero del prodotto, nel rispetto dell’ambiente, permettendo di educare in qualche modo il consumatore a un consumo più sano e sostenibile di frutta e verdura al 100% italiana. Non solo “brutti”: si tratta di prodotti in parte anche esteticamente impeccabili ma che rientrano in eccessi di produzione dovuti all’overshoot stagionale.

 

Nel gergo più trendy del marketing potremmo parlare di “flawsome”, crasi tra flaw – errore – e awesome: meraviglioso. Un trionfo di trasparenza che fa della propria umanità (e dunque della propria fallibilità) una bandiera, nonché il messaggio core della propria comunicazione.

 

Ha qualcosa di ungarettiano la comunicazione di Babaco, una calamita malinconica che fa leva sulla nostra simpatia per ciò che – come noi – è imperfetto; su ciò che – come noi – almeno una volta si è sentito scartato; su ciò che – come noi – vuole una seconda possibilità.

 

È una comunicazione nuova e coraggiosa nella sua semplicità, che non possiamo che applaudire, poiché priva di sciocca retorica o di ridondante ecologismo.

Diamoci una pacca sulla spalla, noi che come quella frutta, non troviamo la perfezione allo specchio ogni mattina e, nonostante tutto, quella imperfezione la abbracciamo e accogliamo, fuor di rassegnazione, come si accetta il bello del mondo, che perfetto non è stato mai.

 

 

Giulio Rubinelli

Creative Director no panic agency

Creative Strategist no panic & act

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