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Paga le tasse, ammamma

“Il dovere è ciò che pretendiamo dal prossimo, 

non quello che facciamo noi.”

— Oscar Wilde

 

 

Anche se non sta passando per tale, il 30 giugno 2022 è una giornata epocale nella storia italiana. Ieri è infatti scattato l’obbligo del Pos per tutti gli esercenti e per coloro che offrono prodotti e servizi al pubblico, compresi i professionisti, come i medici, o i tassisti. In caso di rifiuto alla richiesta di pagamento con strumenti elettronici scatteranno le sanzioni, magrissime, ma pur sempre sanzioni. Si tratta di un primo vero passo verso la normalizzazione dei pagamenti cashless e dunque anche di sostanziale lotta all’evasione fiscale, fra le principali piaghe di questo paese. Evviva. 

Questo però solleva una questione che ci riguarda da vicino, e cioè come l’evasione fiscale sia stata comunicata fin qui, rispetto a come invece dovrà necessariamente venire ritratta da ora in poi. Devo infatti sforzarmi se voglio ricordare una campagna che promuova la lotta all’evasione o che, in qualche modo, vi faccia cenno. 

Impopolare per natura, in un paese in cui soltanto l’anno scorso sono stati sottratti 182,1 miliardi all’erario, questo genere di messaggio è ostico a promuoversi, laddove tuttavia la grande maggioranza degli italiani le tasse le paga – eccome – anche per i parassiti a carico. Perché allora la promozione di messaggi che invitino al rispetto delle regole sono così rari?

 

Scandagliando la memoria (e aiutandomi con l’internet), una soltanto è la vera e unica iniziativa di comunicazione che riesco a reperire: è firmata dall’Agenzia delle Entrate e risale al lontano 2011.

 

 

 

Ovviamente l’unico tono di voce che lo Stato, come suo solito, si è sentito in diritto di adottare, è quello paternalista, di chi ti spiega a te, povero cretino, a cosa serve contribuire alla cosa pubblica. Come se l’evasore non fosse cosciente delle implicazioni del proprio gesto e addirittura frodasse a sua insaputa; proprio per questo è fondamentale che il Fisco ti faccia il disegnino della scuola (anni ’50, non si sa bene perché) coi bambini tristi perché non hanno i libri e il medico che non ha che la cassetta del pronto soccorso per operare. Efficacia comunicativa: 0,0. “Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti.” grazie mille Ministro, ora sì che gli italiani si fionderanno a versare l’INPS.

Facilissima ironia a parte, sembra davvero che agli italiani non fumino mai i coglioni abbastanza per le tasse che devono pagare per conto di una sostanziale fetta di connazionali. Anche questo nuovo, decisivo provvedimento che ieri è entrato in vigore, fa il suo ingresso sulla scena pubblica in punta dei piedi, come a suggerire che, tutto sommato, se non lo scoprono proprio tutti tutti tutti è anche meglio. 

Ragioniamoci: la froda fiscale è un’ingiustizia. Chi le tasse le paga, sa bene quanto si tratti di cifre tutt’altro che risibili. In una piccola impresa come no panic, ad esempio, capita di non capacitarsi davvero della quantità di denaro che viene destinato al fisco ogni anno. Eppure si fa, con tutti i sacrifici del caso, perché è giusto, perché non ci poniamo neanche il problema di non farlo. Poi scendi al bar, prendi un caffè e quello dall’altra parte del bancone, dopo che gli hai allungato un euro, ti fissa come se gli avessi insultato la mamma. E per quanto io me la imponga come norma, non sempre ho voglia di questionare. Da oggi invece, molto semplicemente, non preleverò più denaro contante. Ed è questo che dovrebbe essere il fulcro della comunicazione istituzionale: non “chi evade è uno stronzo”, nemmeno “chi paga le tasse è un eroe”, ma “paga TUTTO con bancomat e carta di credito”, “non uscire di casa con banconote e spiccioli”. Pagare con modalità elettronica deve diventare l’unico metodo di pagamento possibile. Va bene il cashback di Stato e il nudge, ma sarebbe importante che venisse anche data una direzione univoca alla comunicazione ministeriale in materia: chiara, inflessibile, incontrovertibile. 

Altrimenti diventa sempre l’insopportabile lezioncina di mamma governo che ci insegna la vita, come fece nel 2017 – per citare un altro esempio di comunicazione indecente – la luminosa giunta di Virginia Raggi per sensibilizzare l’utente ATAC all’impiego del biglietto (questo sconosciuto). Con il seguente risultato:

 

 

Vaccini? Stessa cosa. E il dubbio che viene è che lo Stato non sia un genitore granché, sapendosi esprimere sempre e soltanto o con sonori ceffoni o buttando tutto in caciara. Quando c’è da richiamare i cittadini ai propri doveri, l’Italia risulta sempre goffa, troppo cordiale, come certi padri che si sciolgono di fronte ai capricci delle figlie. Ma sulle ingiustizie sociali – e la frode fiscale rientra in questo capitolo a pieno titolo – è ora di esibire un poco di autorità, a costo di urtare la sensibilità di qualcuno. E di comunicarlo come dio comanda. 

 

 

Giulio Rubinelli

Creative Director no panic agency

Brand Language Director no panic & act

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